Le radici americane della terapia familiare
La terapia familiare nasce nella cultura statunitense degli anni Cinquanta e si sviluppa in due diverse direzioni, una sistemica propria della Scuola di Palo Alto (Bateson, Watzlawick e Jackson) e una più psicodinamica, che oggi chiameremo relazionale, orientata allo studio trigenerazionale della famiglia, con il contributo di pionieri quali Ackerman, Boszormenyi-Nagy, Framo, Bowen, Whitaker. In una posizione intermedia si situa l’approccio strutturale di Salvador Minuchin, che avrà un notevole sviluppo negli anni successivi. Di seguito riportiamo i pionieri della terapia familiare che avranno maggiore influenza nello sviluppo professionale e personale di Maurizio Andolfi e che saranno il back-ground storico su cui verrà a svilupparsi l’Accademia di Psicoterapia della Famiglia.
I pionieri della terapia familiare
Nathan W. Ackerman (1908-1971)
Nato nel sud della Russia da una famiglia agiata di commercianti ebrei, nel 1912 emigra negli USA. Dopo aver praticato la psicoanalisi infantile per molti anni, nel 1937 pubblica un primo articolo sulla terapia familiare, disciplina che abbraccia poi completamente nel prosieguo della sua vita. È lui che conia la metafora del bambino come capro espiatorio della famiglia.
Gregory Bateson (1904-1980)
Nato in U.K., ha una mente poliedrica che spazia dall’ antropologia, svolgendo studi in Nuova Guinea e Bali, alle scienze sociali e alla linguistica. Il suo interesse per la cibernetica e gli studi sui paradossi lo portano a diventare il Direttore del Mental Health Institute (MHI) in California, a formulare la famosa teoria del doppio legame e a dar vita al pensiero sistemico, insieme a Don Jackson, Jay Haley and Paul Watzlawick.
Murray Bowen (1913-1990)
Proveniente da una grande famiglia che ha un’impresa di pompe funebri in uno sperduto borgo del Tennessee, acquisisce una formazione decisamente psicodinamica all’Istituto di Karl Menninger. Dà vita alla Bowen Family System Theory, introducendo concetti fondamentali come la differenziazione del Sé dalla famiglia di origine, taglio emotivo e trasmissione intergenerazionale dei processi di immaturità.
James Framo (1916-2001)
Terzogenito di cinque figli in una famiglia di origine italiana emigrata a Filadelfia, sviluppa un modello originale di terapia di coppia intergenerazionale. Collabora per molti anni con Ivan Boszormenyi-Nagy, insieme al quale fonda l’Eastern Pennsylvania Psychiatric Institute.
Ivan Borzormenyi-Nagy (1920-2007)
Psichiatra ungherese, trasferitosi a Filadelfia, dove insegna per molti anni insegna all’Hahnemann Medical College e collabora con Framo e Bowen allo sviluppo della terapia familiare di matrice psicodinamica. Insieme a Spark introduce il concetto delle “Lealtà invisibili” e diventa promotore della terapia familiare contestuale.
Jay Haley (1923-2007)
Conseguito un Master in Fine Arts, diventa ricercatore al Mental Research Institute di Palo Alto, dove prende parte al Bateson Project negli sudi sul doppio legame. Segue successivamente il lavoro sull’ipnosi di Milton Erickson e la terapia strutturale di Minuchin per diventare poi il massimo rappresentante della terapia strategica.
Salvador Minuchin (1923-2017)
Nato in Argentina da una famiglia di ebrei russi immigrati, trae dalle sue esperienze di vita infantili il senso della struttura familiare come sede di organizzazione, interdipendenza e regole per salvaguardare sia il funzionamento del sistema familiare nel suo complesso, sia i margini di libertà di ciascun componente. Il modello strutturale, i disturbi psicosomatici in adolescenza, la terapia familiare con i bambini e la formazione dei terapeuti familiari sono i suoi contributi più originali.
Mara Selvini Palazzoli (1916-1999)
Nata a Milano, supera un difficile rapporto con i genitori grazie alla sua capacità di resilienza. Inizia da una formazione psicoanalitica per poi aprirsi all’approccio sistemico, integrandolo successivamente con le teorie di sviluppo. È lei la prima in Italia a introdurre la terapia familiare con il primo gruppo milanese, di cui fanno parte L. Boscolo, G. Cecchin e G. Prata. Il suo lavoro è prevalentemente clinico, fondamentali i suoi lavori sulle psicosi e i disordini alimentari e di ricerca.
Virginia Satir (1916-1988)
Nata in Wisconsin da umile famiglia di origine tedesca, in terapia dimostra caratteristiche empatiche eccezionali. È un’ assistente sociale ed è la prima donna in un gruppo di pionieri tutti uomini. Sviluppa un approccio umanistico-esperenziale, integrando Gestalt e teorie sistemiche. Il suo contributo più originale è l’uso del corpo e del contatto fisico in terapia, introducendo l’utilizzo della scultura familiare.
Carl Whitaker (1912-1995)
Cresciuto nello Stato di New York in una fattoria isolata, si laurea in medicina e specializza in ginecologia, per dedicarsi successivamente alla psichiatria, diventando poi il maggior rappresentante della terapia simbolico-esperienziale. Personaggio autorevole, ma isolato, per lui la terapia è un incontro profondo tra il mondo interno dei clienti ed il suo. Introduce la co-terapia come modello di intervento e di supervisione.
Gli esordi della terapia familiare in Italia
Mara Selvini Palazzoli importa dagli Stati Uniti ed elabora le teorie di sistemiche di Palo Alto e, nel 1968, fonda la Scuola di Milano. Nello stesso periodo il primo gruppo romano, fondato da Luigi Cancrini, si lega maggiormente alle idee strategiche-strutturali di Haley e Minuchin.
Le esperienze di Maurizio Andolfi negli Stati Uniti
Maurizio Andolfi inizia ad operare con il primo gruppo romano, diretto da Luigi Cancrini, nel 1969, ma se ne distacca nel 1972, quando lascia l’Italia per recarsi ad approfondire gli studi sulla famiglia negli Stati Uniti. Qui vive a New York e, con una borsa di studio Fulbright in psichiatria sociale e comunitaria, conduce ricerche sul campo presso l’Albert Einstein College di Medicina. Da questa esperienza nasce la storica ricerca nel South Bronx con ragazzi neri e portoricani, per studiare come intervenire su comportamenti pre-delinquenziali in adolescenza.
In questi anni Andolfi lavora, approfondendo lo studio e la pratica della terapia familiare, presso l’Ackerman Family Therapy Institute di New York e presso la Child Guidance Clinic di Filadelfia, con la supervisione di Salvador Minuchin e Jay Haley, con i quali si legherà per moltissimi anni, portando il loro pensiero e il loro lavoro clinico in Italia. Viene influenzato inizialmente da Murray Bowen e James Framo e poi, per più di 15 anni, si legherà a Carl Whitaker, conducendo numerosi workshop internazionali insieme a lui. Entra in contatto con Virginia Satir, con cui instaura un rapporto profondo, e alla memoria della quale dedicherà in seguito il suo volume La coppia in crisi, nato dal convegno internazionale omonimo svoltosi l’anno prima presso l’Università Urbaniana del Vaticano. A New York, Andolfi frequenta anche la scuola psicoanalitica di Karen Horney, dove svolge la propria psicoanalisi personale, rimanendovi collegato per svariati anni.
Le fondamenta dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia
La matrice internazionale dell’Accademia
La matrice, prima dell’Istituto di Terapia Familiare di Roma e poi dell’Accademia, entrambi diretti da Maurizio Andolfi, è decisamente internazionale e si basa sulla conoscenza personale dei grandi maestri da parte di Andolfi. Dal 1975 Andolfi, appena rientrato dagli Stati Uniti, è assai attivo, insieme a Mony Elkaim (a sua volta ritornato in Belgio), per la costituzione di un network europeo di terapeuti della famiglia, che diventerà, nel 1990, l’European Family Association (EFTA). Due importanti convegni internazionali, organizzati dall’Istituto di Terapia Familiare in collaborazione con la Società Italiana di Terapia Familiare, presieduta da Maurizio Andolfi fino al 1995, segnano l’inizio di una vera e propria esplosione in Europa degli studi sulla famiglia e della sperimentazione della terapia familiare nelle Istituzioni di cura. Al primo convegno internazionale Family Therapy in the Community, tenutosi presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche di Roma nel 1975, partecipano i maggiori rappresentanti dell’Ackerman Family Therapy Institute e della Child Guidance Clinic di Filadelfia. Al secondo, tenutosi a Firenze nel 1978, sono invece presenti tutti i più importanti pionieri della terapia familiare a livello mondiale.
Il 1978, oltre a segnare il passaggio dal manicomio alla de-istituzionalizzazione della malattia mentale, sarà ricordato per il diffondersi a macchia d’olio della terapia familiare. Si tratta di un inizio entusiasta e creativo, non certo privo di difficoltà e di lotte per l’affermazione di un modello, quello sistemico, che alla fine degli anni Settanta è profondamente osteggiato sia dal mondo psicoanalitico, che lo taccia di superficialità, sia dal movimento dell’antipsichiatria, che vede nelle “nuove tecniche” un nemico da demonizzare. Con buona probabilità è proprio la marginalità culturale e sociale dei suoi esordi che permette al movimento familiare di evolvere e rafforzarsi, combattendo per l’affermazione delle proprie idee e sperimentazioni cliniche. Alla prassi di curare una malattia isolando il paziente, si sostituisce quella di osservare e intervenire nel contesto sociale; al pregiudizio che reputa una famiglia “colpevole” per i disturbi di un suo componente, si preferisce la ricerca nel concreto di risorse familiari e sociali in grado di offrire soluzioni al problema in chiave evolutiva, fuori da una logica “riparativa” del disagio psicologico e mentale.
Nel 1982, un altro evento internazionale importante viene organizzato a Venezia da Andolfi. Si tratta del Triangolare Didattico con Whitaker, Minuchin e Andolfi. Questo corso intensivo, che vede radunati insieme i più significativi didatti europei di terapia familiare del momento, permette a tre leader carismatici del settore di mostrare le proprie specifiche modalità di insegnamento della terapia familiare.
Saranno numerosi, nell’arco di 30 anni di vita, i convegni internazionali organizzati dall’Accademia, perché lo scambio di idee e il confronto continuo tra professionisti di diverse provenienze ha da sempre costituito lo stimolo principale nell’evoluzione del nostro modello teorico e della nostra modalità di fare clinica e insegnare la terapia familiare. Basti pensare al convegno I pionieri della terapia familiare, svoltosi a Roma nel 2000 con la partecipazione di Minuchin e di tanti testimoni privilegiati che hanno presentato le idee innovative dei giganti della terapia familiare. Sulla scia dell’impegno sociale che ha caratterizzato la storia di Maurizio Andolfi e dell’Accademia vanno menzionati due convegni internazionali straordinari, il primo organizzato a Oaxaca in Messico nel 2006 con quei “terapeuti in trincea”, che in paesi di guerra e di grande povertà lavorano con “popolazioni e famiglie marginalizzate”.
Lo stesso spirito di grande impegno nel tessuto sociale ha caratterizzato il convegno internazionale Children at the edge, svoltosi a Roma nel 2012, che ha visto la partecipazione di 1500 terapeuti provenienti da tutte le parti del mondo.
Soltanto l’Accademia poteva avere il coraggio, la competenza e la capacità organizzativa di offrire 2 convegni di studio all’anno per oltre 28 anni, ovvero dal suo primo anno di vita, ai suoi allievi, didatti ed ex-allievi provenienti da tutta l’Italia e ad un numero crescente di terapeuti esterni interessati alle stimolanti proposte culturali, cliniche e di ricerca dell’Accademia. La maggior parte di questi eventi si sono svolti a Roma, ma, mediamente ogni 5 anni, si sono svolti convegni di studio residenziali a Todi, dove generazioni di terapeuti dell’Accademia si sono incontrati e arricchiti reciprocamente.
In pratica non c’è aspetto della famiglia e del suo sviluppo intergenerazionale come di quello socio-politico che non sia entrato nei nostri convegni: dall’evento della nascita, al bambino, all’adolescente, ai fratelli, alla coppia, ai nuovi padri e le nuove madri nelle diverse forme di famiglia, al tema degli anziani, e della dimensione umana del morire.
Per riflettere poi sulle grandi patologie psichiatriche, come le psicosi, la depressione, i disordini alimentari in una luce nuova e con una attenzione particolare alle risorse della famiglia e delle Istituzioni. Per poi affrontare i disagi e disordini più attuali dell’epoca virtuale come il ritiro sociale degli adolescenti, il bullismo e cyberbullismo e le tante nuove forme di traumi familiari e sociali, incluso quello legato alle complesse dimensioni delle migrazioni e dell’ingiustizia sociale.
Sarebbe difficile citare il numero incredibile di personalità autorevoli italiane e straniere che hanno contribuito al successo dei nostri convegni in quasi 30 anni. Ne possiamo ricordare soltanto alcuni tra i più noti soprattutto a livello internazionale, partendo da quelli a noi più vicini come Salvador Minuchin, Francois Roustang, Eia Asen, Froma Walsh, Elisabeth Fivaz. Eliana Gil, Giovanni Bollea, Mara Selvini Palazzoli, Michele Zappella, Simona Argentieri, Gianni Liotti. Per poi proseguire con invitati speciali che hanno arricchito il nostro sguardo sul mondo, come Edgar Morin, Mauro Ceruti, Patricia Crittenden, Karin and Klaus Grossman, Vittorio Gallese, Frederick Leboyer, Adalberto Barreto, Vittorino Andreoli. Un contributo eccezionale è venuto dai rappresentanti delle maggiori scuole italiane di psicoterapia sistemico-relazionale che hanno vivificato e arricchito i nostri incontri, sfatando il noto pregiudizio sulla rivalità e competizione di parrocchia, perché la psicoterapia italiana è molto matura, aperta ed è tra le più avanzate al mondo.